3 ago 2011

L'ORRORE QUOTIDIANO, IL QUOTIDIANO GOLPE



Dopo il Senato della Repubblica anche la Camera dei Deputati ha approvato il rifinanziamento delle guerre in cui l'Italia e' illegalmente, criminalmente impegnata. Le guerre che quotidianamente provocano stragi in Afghanistan e in Libia, le guerre in cui anche decine di nostri giovani connazionali sono morti, tra le altre innumerevoli vittime, afgane, libiche, di altri paesi ancora, tutti esseri umani, tutti membri dell'unica umana famiglia.
Cessi la partecipazione italiana alle guerre e alle stragi.
Torni l'Italia al rispetto della sua legge fondamentale, la Costituzione della Repubblica Italiana, che la partecipazione a quelle guerre terroriste e stragiste esplicitamente proibisce.
Solo la pace salva le vite.

Peppe Sini
responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo

Viterbo, 2 agosto 2011

28 giu 2011

Censura Web in Italia

Sintetizzo l'articolo pubblicato da Alessandro Longo su "L'Espresso" il 27/06/2011.

"Dalla settimana prossima l'Autorità delle comunicazioni avrà il diritto arbitrario di oscurare siti senza un processo. Una norma che non esiste in nessun Paese libero. Fortemente voluta da Berlusconi e da Mediaset".


Secondo una delibera Agcom sulla tutela del copyright online, dal 6 Luglio la stessa agenzia avrà il potere di oscurare i siti web accusati di facilitare la pirateria senza regolare processo ma solo in base alle segnalazioni dei detentori di Copyright.


Sono evidenti gli interessi di Mediaset nella "modellazione" di un web che non sia concorrenziale ai suoi interessi (come dimostrato dalle precedenti denunce contro Google per i video di Youtube).
Il sospetto che poi, come spesso accade, questo potere venga utilizzato per scopi politici è ovviamente fondato dato il macroscopico conflitto d'interessi del Presidente del Consiglio italiano.


Inutile aggiungere che in nessun paese democratico esiste un tale potere senza contrappesi e che questo tipo di normative ci avvicinano inquietantemente a paesi come la Cina.


Possiamo solo augurarci che la società civile sia in grado di respingere questo grave attacco ai diritti fondamentali dei cittadini.


In tal proposito invitiamo tutti a firmare la petizione online:


http://www.petizionionline.it/petizione/no-alla-censura-del-web-italiano/4443

7 giu 2011

Diritti Civili & Politici


Per la prima volta le Nazioni Unite prendono una posizione ufficiale: la connessione alla Rete è inviolabile e nessuno può esserne privato. Un ‘avviso’ alle dittature, ma anche a Paesi democratici come l’Italia e la Francia
(06 giugno 2011)
L’accesso a internet è un diritto fondamentale dell’umanità. Bloccarlo equivale a violare la convenzione internazionale sui diritti civili e politici. Lo affermano, per la prima volta, le Nazioni Unite, in un rapporto pubblicato pochi giorni fa. E’ un’accusa esplicita a quei Paesi che stanno limitando l’accesso a internet in nome della tutela del copyright, Francia e Regno Unito in primis. E a quei governi che lo stanno bloccando per contenere la protesta politica, come accaduto la scorsa settimana in Siria.
Ma anche in Italia la posizione delle Nazioni Unite tocca un nervo scoperto. Sta facendo strada infatti una normativa pro copyright molto contestata, accusata da tanti di violare i diritti costituzionali degli utenti.
Il rapporto delle Nazioni Unite parla chiaro: «Togliere l’accesso degli utenti a internet è una misura sproporzionata, qualunque ne sia il motivo, compresa la tutela del copyright. E’ una violazione dell’articolo 19, paragrafo 3, della Convenzione internazionale dei diritti civili e politici”. Il rapporto lancia quindi un appello ai Paesi, «per far sì che l’accesso internet sia disponibile sempre, anche durante i momenti di rivolte politiche». Chiede inoltre che «gli Stati cancellino o modifichino le leggi a protezione del copyright che permettano di disconnettere gli utenti dall’accesso internet». Invita infine a evitare leggi di tal fatta.
Uno degli aspetti originali della posizione delle Nazioni Unite è quindi questo parallelo tra leggi a tutela del copyright e manovre antidemocratiche che bloccano internet per contenere le rivolte. I Paesi occidentali hanno sperimentato solo il primo tipo di blocco di internet, non generalizzato ma mirato contro gli utenti che scambiano file pirata (musica, film, software). Eppure per le Nazioni Unite anche queste operazioni chirurgiche contro i pirati sono pericolose per la libertà e per la democrazia. Viene in mente soprattutto all’Hadopi, la legge francese che bandisce da internet coloro che sono stati colti, per tre volte, a scambiare file pirata. Ad aprile però il Regno Unito ha votato a favore della creazione di une legge simile. E’ un’idea che si sta insomma diffondendo in Europa.
«Le Nazioni Unite confermano che l’accesso a internet è un tema molto delicato. Trattarlo senza cautela significa mettere a rischio libertà fondamentali dei cittadini», afferma Nicola D’Angelo, consigliere dell’Agcom (Autorità garante delle comunicazioni). D’Angelo ha seguito in prima persona la questione. Era relatore di una delibera Agcom (ora in bozza ma in arrivo), che stabilisce regole inaudite per contrastare la pirateria online. Permetterebbe ad Agcom di bloccare l’accesso degli utenti a siti accusati di facilitare la violazione del copyright. Il tutto, senza un regolare processo, ma solo per via di una decisione dall’alto, dell’Autorità. Secondo un movimento di protesta si tratta di censura, che apre la porta a un pericoloso restringimento della libertà su internet. Lo sostengono Adiconsum, Agorà Digitale di Marco Cappato (Radicali), Altroconsumo, Assonet-Confesercenti, Assoprovider-Confcommercio.
D’Angelo era il solo consigliere a sollevare dubbi sulla nuova delibera e quindi nelle scorse settimane Agcom l’ha rimosso d’ufficio dal ruolo di relatore. Non potrà più quindi intervenire direttamente sul testo della delibera. «Credo che sia dovere di Agcom tutelare le libertà fondamentali degli utenti internet. Nei prossimi mesi farò la mia parte in nome di questo principio. E’ il tema più importante degli anni a venire», aggiunge D’Angelo

4 giu 2011

SERVIREBBE SUBITO UNO SCIOPERO GENERALE CONTRO LA GUERRA


SERVIREBBE SUBITO UNO SCIOPERO GENERALE CONTRO LA GUERRA
Servirebbe subito uno sciopero generale contro la guerra.
Per far cessare la partecipazione italiana alla guerra in Afghanistan, dove troppe persone sono gia' morte.
Per far cessare la partecipazione italiana alla guerra in Libia, dove troppe persone sono gia' morte.
Per far cessare la persecuzione razzista italiana ed europea contro i migranti, persecuzione a causa della quale troppe persone sono gia' morte e troppe persone sono state ridotte in schiavitu'.
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Servirebbe subito uno sciopero generale affinche' l'Italia torni al rispetto della legge posta a fondamento del nostro ordinamento giuridico, la Costituzione della Repubblica Italiana, che all'articolo 10 riconosce il diritto di asilo - e quindi il dovere di accoglienza e di assistenza - per chi e' in fuga da paesi in cui i suoi diritti umani non sono riconosciuti e protetti.
Servirebbe subito uno sciopero generale affinche' l'Italia torni al rispetto della legge posta a fondamento del nostro ordinamento giuridico, la Costituzione della Repubblica Italiana, che all'articolo 11 "ripudia la guerra" e quindi esplicitamente ed inequivocabilmente proibisce la partecipazione italiana alle guerre in corso in Afghanistan e in Libia.
Servirebbe subito uno sciopero generale affinche' l'Italia torni al rispetto della legge posta a fondamento del nostro ordinamento giuridico, la Costituzione della Repubblica Italiana, che agli articoli 2 e 3 riconosce i diritti umani di tutti gli esseri umani e proibisce il razzismo.
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Servirebbe subito uno sciopero generale affinche' l'Italia cessi di partecipare alle guerre terroriste, razziste e stragiste; affinche' l'Italia cessi di commettere e provocare omicidi; affinche' l'Italia torni a rispettare la vita umana.
Uno sciopero generale per la legalita' e la misericordia, per la civilta' e l'umanita', per salvare il nostro paese dalla barbarie, per salvare tante vite innocenti che una politica criminale e insensata sta assassinando.
Solo la pace salva le vite.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

Peppe Sini
responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo

Viterbo, 4 giugno 2011