Per la prima volta le Nazioni Unite prendono una posizione ufficiale: la connessione alla Rete è inviolabile e nessuno può esserne privato. Un ‘avviso’ alle dittature, ma anche a Paesi democratici come l’Italia e la Francia
(06 giugno 2011)
L’accesso a internet è un diritto fondamentale dell’umanità. Bloccarlo equivale a violare la convenzione internazionale sui diritti civili e politici. Lo affermano, per la prima volta, le Nazioni Unite, in un rapporto pubblicato pochi giorni fa. E’ un’accusa esplicita a quei Paesi che stanno limitando l’accesso a internet in nome della tutela del copyright, Francia e Regno Unito in primis. E a quei governi che lo stanno bloccando per contenere la protesta politica, come accaduto la scorsa settimana in Siria.
Ma anche in Italia la posizione delle Nazioni Unite tocca un nervo scoperto. Sta facendo strada infatti una normativa pro copyright molto contestata, accusata da tanti di violare i diritti costituzionali degli utenti.
Il rapporto delle Nazioni Unite parla chiaro: «Togliere l’accesso degli utenti a internet è una misura sproporzionata, qualunque ne sia il motivo, compresa la tutela del copyright. E’ una violazione dell’articolo 19, paragrafo 3, della Convenzione internazionale dei diritti civili e politici”. Il rapporto lancia quindi un appello ai Paesi, «per far sì che l’accesso internet sia disponibile sempre, anche durante i momenti di rivolte politiche». Chiede inoltre che «gli Stati cancellino o modifichino le leggi a protezione del copyright che permettano di disconnettere gli utenti dall’accesso internet». Invita infine a evitare leggi di tal fatta.
Uno degli aspetti originali della posizione delle Nazioni Unite è quindi questo parallelo tra leggi a tutela del copyright e manovre antidemocratiche che bloccano internet per contenere le rivolte. I Paesi occidentali hanno sperimentato solo il primo tipo di blocco di internet, non generalizzato ma mirato contro gli utenti che scambiano file pirata (musica, film, software). Eppure per le Nazioni Unite anche queste operazioni chirurgiche contro i pirati sono pericolose per la libertà e per la democrazia. Viene in mente soprattutto all’Hadopi, la legge francese che bandisce da internet coloro che sono stati colti, per tre volte, a scambiare file pirata. Ad aprile però il Regno Unito ha votato a favore della creazione di une legge simile. E’ un’idea che si sta insomma diffondendo in Europa.
«Le Nazioni Unite confermano che l’accesso a internet è un tema molto delicato. Trattarlo senza cautela significa mettere a rischio libertà fondamentali dei cittadini», afferma Nicola D’Angelo, consigliere dell’Agcom (Autorità garante delle comunicazioni). D’Angelo ha seguito in prima persona la questione. Era relatore di una delibera Agcom (ora in bozza ma in arrivo), che stabilisce regole inaudite per contrastare la pirateria online. Permetterebbe ad Agcom di bloccare l’accesso degli utenti a siti accusati di facilitare la violazione del copyright. Il tutto, senza un regolare processo, ma solo per via di una decisione dall’alto, dell’Autorità. Secondo un movimento di protesta si tratta di censura, che apre la porta a un pericoloso restringimento della libertà su internet. Lo sostengono Adiconsum, Agorà Digitale di Marco Cappato (Radicali), Altroconsumo, Assonet-Confesercenti, Assoprovider-Confcommercio.
D’Angelo era il solo consigliere a sollevare dubbi sulla nuova delibera e quindi nelle scorse settimane Agcom l’ha rimosso d’ufficio dal ruolo di relatore. Non potrà più quindi intervenire direttamente sul testo della delibera. «Credo che sia dovere di Agcom tutelare le libertà fondamentali degli utenti internet. Nei prossimi mesi farò la mia parte in nome di questo principio. E’ il tema più importante degli anni a venire», aggiunge D’Angelo